"The Silence of Time, Parigi, 2005" - Michele Torsello

mercoledì 25 marzo 2009

martedì 24 marzo 2009

martedì 17 marzo 2009

Ora che te ne vai

Ora che te ne vai prendi con te il bambino
che vide la luce all’ombra di quel platano
un giorno che squillavano trombe, lampeggiavano armi
e i cavalli sudati si chinavano a lambire
la verde superficie dell’acqua
nella fossa con le umide froge.
Gli ulivi con le rughe dei nostri padri
le rocce con la sapienza dei nostri padri
e il sangue, vivo sul suolo, del fratello
erano gioia consistente, condizione sicura
per anime che conoscevano la loro preghiera.
Ora che te ne vai, ora che spunta il giorno
del rendiconto, ora che più nessuno sa
chi ucciderà né come finirà,
prendi con te il bambino che vide la luce
sotto le foglie di quel platano
e insegnagli a interrogare gli alberi.
Ho lasciato passare un fiume immenso tra le mie dita
senza berne una goccia, e lo rimpiango.
Ora sprofondo nella pietra.
Un piccolo pino sulla terra rossa è la mia sola compagnia.
Tutto quello che ho amato s’è perso con le case
che l’estate passata erano nuove
e il vento dell’autunno ha diroccate.


Giorgio Seferiadis

lunedì 9 marzo 2009

Dal "mestiere di vivere"di Cesare Pavese


Il dolore non è affatto un privilegio, un segno di nobiltà, un ricordo di Dio. Il dolore è una cosa bestiale e feroce, banale e gratuita, naturale come l’aria. È impalpabile, sfugge a ogni presa e a ogni lotta; vive nel tempo, è la stessa cosa che il tempo; se ha dei sussulti e degli urli, li ha soltanto per lasciar meglio indifeso chi soffre, negli istanti che seguiranno, nei lunghi istanti in cui si riassapora lo strazio passato e si aspetta il successivo. Questi sussulti non sono il dolore propriamente detto, sono istanti di vitalità inventati dai nervi per far sentire la durata del dolore vero, la durata tediosa, esasperante, infinita del tempo-dolore. Chi soffre è sempre in stato d’attesa – attesa del sussulto e attesa del nuovo sussulto. Viene il momento che si grida senza necessità, pur di rompere la corrente del tempo, pur di sentire che accade qualcosa, che la durata eterna del dolore bestiale si è un istante interrotta- sia pure per intensificarsi. Qualche volta viene il sospetto che la morte – l’inferno- consisterà ancora del fluire di un dolore senza sussulti, senza voce, senza istanti, tutto tempo e tutto eternità, incessante come il fluire del sangue in un corpo che non morirà più.

Settembre-ottobre 1944