"The Silence of Time, Parigi, 2005" - Michele Torsello

martedì 17 marzo 2009

Ora che te ne vai

Ora che te ne vai prendi con te il bambino
che vide la luce all’ombra di quel platano
un giorno che squillavano trombe, lampeggiavano armi
e i cavalli sudati si chinavano a lambire
la verde superficie dell’acqua
nella fossa con le umide froge.
Gli ulivi con le rughe dei nostri padri
le rocce con la sapienza dei nostri padri
e il sangue, vivo sul suolo, del fratello
erano gioia consistente, condizione sicura
per anime che conoscevano la loro preghiera.
Ora che te ne vai, ora che spunta il giorno
del rendiconto, ora che più nessuno sa
chi ucciderà né come finirà,
prendi con te il bambino che vide la luce
sotto le foglie di quel platano
e insegnagli a interrogare gli alberi.
Ho lasciato passare un fiume immenso tra le mie dita
senza berne una goccia, e lo rimpiango.
Ora sprofondo nella pietra.
Un piccolo pino sulla terra rossa è la mia sola compagnia.
Tutto quello che ho amato s’è perso con le case
che l’estate passata erano nuove
e il vento dell’autunno ha diroccate.


Giorgio Seferiadis

1 commento:

enzorasi ha detto...

Efeso

Parlava seduto su un marmo
simile a rovina d’antico portale:
sterminato e vuoto a destra il campo
a sinistra scendevano le ombre dal monte:
“La poesia è ovunque. La tua voce
a volte incede al suo fianco
come il delfino che per poco ti accompagna
vascello d’oro nel sole
e poi scompare. La poesia è ovunque
come le ali del vento nel vento
che per un attimo hanno sfiorato le ali del gabbiano.
Uguale e diverso dalla nostra vita, come cambia
il volto di una donna che si è spogliata,
e tuttavia rimane uguale. Lo sa
che ha amato: alla luce degli altri
il mondo implode: ma tu ricorda
Ade e Dioniso sono la stessa cosa”.
Disse e imboccò la grande strada
che mena al porto di un tempo, ora inghiottito
laggiù fra i giunchi. Il crepuscolo pareva
per la morte di un animale,
così nudo.
Ricordo ancora:
viaggiava sulle coste della Ionia, in vuote conchiglie di teatri
dove solo la lucertola striscia sull’arida pietra,
e io gli chiesi: ” Un giorno torneranno a riempirsi?”
E mi rispose: ” Forse, nell’ora della morte “.
E corse nell’orchestra urlando:
“Lasciatemi ascoltare mio fratello! “.
Ed era duro il silenzio attorno a noi
e non rigato nel vetro azzurro.

G.Seferiadis

Non c'è nessun posto dove andare, nessun altro che questo remoto e lucido pensiero, figlio di un amore e di una consapevolezza segreti ai più.