Ora che te ne vai prendi con te il bambino 
che vide la luce all’ombra di quel platano 
un giorno che squillavano trombe, lampeggiavano armi 
e i cavalli sudati si chinavano a lambire 
la verde superficie dell’acqua 
nella fossa con le umide froge. 
Gli ulivi con le rughe dei nostri padri 
le rocce con la sapienza dei nostri padri 
e il sangue, vivo sul suolo, del fratello 
erano gioia consistente, condizione sicura 
per anime che conoscevano la loro preghiera. 
Ora che te ne vai, ora che spunta il giorno 
del rendiconto, ora che più nessuno sa 
chi ucciderà né come finirà, 
prendi con te il bambino che vide la luce 
sotto le foglie di quel platano 
e insegnagli a interrogare gli alberi. 
Ho lasciato passare un fiume immenso tra le mie dita 
senza berne una goccia, e lo rimpiango. 
Ora sprofondo nella pietra. 
Un piccolo pino sulla terra rossa è la mia sola compagnia. 
Tutto quello che ho amato s’è perso con le case 
che l’estate passata erano nuove 
e il vento dell’autunno ha diroccate.   
Giorgio Seferiadis