"The Silence of Time, Parigi, 2005" - Michele Torsello

mercoledì 21 maggio 2008

Umberto.


Un ricordo affiorato all’improvviso. Non ti ho sognato né ho pensato a te in questi lunghi anni. Ti chiamavi Umberto come molti italiani, nati nei primi anni del ‘900. Eri il marito di Antonietta, la mia adorata tata. Io, piccola peste, nei primissimi anni della mia vita, t’incontravo solo nella cucina di mia madre dove preferivo consumare i miei “pasti di passerotto”, come li chiamava Antonietta, lì con voi e non in camera da pranzo, ”il tinello” dov’era il resto della famiglia. Tu non parlavi mentre lei ci serviva il pasto, ma mi fissavi a lungo, non potevi neanche sgridarmi se rifiutavo di mangiare. Disapprovavi con lo sguardo, con gli occhi mi dicevi che mi amavi come fossi figlia tua. Non avevi alcuna autorità, la mia tata era lei, tua moglie, tu il “tuttofare” nella casa dei miei. Antonietta ci lasciò, quando avevo undici anni, prima grande perdita della mia vita. Per un anno, non avemmo più notizie tue, né del tuo dolore. Un giorno, però, tornando da scuola, ormai fanciulla del liceo, ti trovai lì in cucina, seduto un po’ distante dalla tavola. Nessuno più mangiava in cucina. Ti abbracciai lungamente e non ricordo se rispondesti qualcosa al mio “come stai?”. Successe ancora, per molti mesi, tornavo da scuola e ti trovavo lì, nella nostra cucina, ed intorno alla tavola solo tu, che però non hai più pranzato con me. Poche domande sui voti a scuola, qualche timida raccomandazione e un abbraccio che partiva da me, come saluto. Un giorno sei rimasto qualche minuto di più, eri nervoso, temevi di perdere la “corriera” che ti riportava al paese. Quel giorno l’abbraccio di saluto partì da te, i tuoi occhi, mi fissarono a lungo, per l’ultima volta.
Mi lasciavi, per sempre.

Foto di Claudio Martella.

8 commenti:

Gianna ha detto...

Gli affetti purtroppo non sono sempre quelli che ci aspettiamo.
A volte sono i cosiddetti "estranei" a farci sentire amati e la loro vicinanza anche se muta è calore umano.
Traspare tanta sensibilità da parte tua quando ricordi queste due splendide persone.
Sappi che ti sono ancora vicine,io sono credente.
Con affetto,mia cara

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Mi fermo in silenzio a riascoltare nella mia mente queste parole così toccanti e ricolme di nostalgico amore.

JANAS ha detto...

ci sono affetti che rimangono oltre le distanze e il tempo...per pochi attimi intensi e condivisi: uno sguardo ...un pensiero... un abbraccio...un silenzio.

Gianna ha detto...

Ciao penelope, vieni a sorridere da me...

digito ergo sum ha detto...

c'è davvero tanto bisogno di calore umano. sempre. com'è caduca la condizine dell'uomo... ti abbraccio

Anonimo ha detto...

Ciao Penelope, ricambio la visita, anche se un pò in ritardo.

Storia malinconica e triste di un addio... Mi piace molto come scrivi, a presto

Faith ha detto...

Anche se spesso non riesco a lasciare alcun commento, ci tenevo a dirti che non mi perdo nessuna delle tue parole. Come questo dolce racconto.
Un abbraccio forte

Dyo ha detto...

Dolce e amaro. Anche triste, perchè è triste perdere chi amiamo. E, a volte, la potenza evocativa del ricordo non rende sufficiente giustizia...