Coloro che spezzano il cristallo del cuore di un poeta
Così che torvi e maligni occhi piccoli e sciocchi possano
guardare.
Oscar Wilde
Quanto tempo abbiamo trascorso a guardare la nostra immagine riflessa. Attimi tremolanti in uno specchio d'acqua, veloci riflessi dei nostri tratti sul finestrino del treno, scie di meteore familiari nelle porte girevoli di antichi hotels. L'immagine dei miei cambiamenti e degli abiti che la vita delle mie ore mi cuce addosso, la seguo e l'accolgo senza timore, a volte con tremore. Qualche mattina, forse per colpa di Morfeo che è lento a lasciare le mie palpebre, non riesco a vedere la luce del verde dei miei occhi. Poi, lentamente, scopro, che non non è il sonno ancora presente, ma ancora una volta il Tempo, ancora le ore, ancora la vita che infode mutamenti che dall'anima, arrivano agli occhi. Capelli color del grano, occhi color del bosco al tramonto, sì, questo è ciò che ancora vedo di me. Nessuna nostalgia del giovanile riflesso, qualche volta rimpianto per non esser riuscita a donare quell'immagine a chi la desiderava davvero, a chi l'avrebbe custodita con amore. Le ore, ancora le ore, riflessi argentei al mattino, dorati al crepuscolo, pallidi riflessi la notte. Ancora mattina, ancora le ore.
(William Shakespeare- Sonetto 116)